Il nome del genere, attribuito da Teofrasto, è soprannominato “fiore del vento” perché il termine deriva dal greco “anemos” che vuol dire vento.
Questo soprannome è dovuto anche al fatto che questo fiore è molto delicato ed il periodo di fioritura è molto breve.
Narra una leggenda che Anemone fosse una ninfa della corte di Flora.
Un giorno Zefiro e Borea s'innamorarono di lei, ma Flora, indispettita, decise di punirla tramutandola in fiore.
La condanna peggiore fu che era destinato a schiudersi precocemente e subire i venti di tramontana (Borea), ancora freddi, che sparsero nell'aria i suoi petali, così che all'arrivo del venticello primaverile (Zefiro), il fiore fosse già avvizzito.
Un'altra leggenda narrata da Ovidio, dice che Adone ucciso da un cinghiale, veniva pianto da Venere che l'amava.
Venere versò una sostanza magica sul sangue dell'amato da cui nacque un fiore, l'anemone.
Gli egizi ponevano ciotole fiorite all'interno delle piramidi, mentre gli etruschi, lo coltivavano intorno alle tombe. Per Plinio il Vecchio il fiore aveva virtù magiche e raccomandava di cogliere il primo fiorito nell'anno, chiuderlo in un sacchetto rosso di tela e portarlo vicino al cuore per scongiurare malocchio e febbre.
Gli anemoni riuniscono numerosissime specie di piante erbacee, diffuse in natura in Europa, Africa, Asia e nord America. Si tratta di piante di vario genere e molte sono le specie coltivate anche in giardino.
Gli anemoni sono fiori dai colori vivaci che, a seconda della specie, possono fiorire in autunno o in primavera.
I colori vanno dal bianco al rosso, al viola, al blu ed al rosa. Ci sono anemoni con fiori simili alle margherite ed altri con fiori simili ai papaveri.
La fioritura può avvenire a fine inverno, all'inizio della primavera e, per alcune specie, anche a fine estate o inizio autunno.
Il suo nome è quello della bella pastorella greca Aμαρυλλίς dal terzo idillio di Teocrito e dalla prima ecloga delle Bucoliche di Virgilio. Esso deriva dal verbo greco “αμαρύσσω” (amarussō), che significa brillo, splendo, scintillo. Simboleggia la potenza della bellezza femminile sulla fierezza maschile.
Il nome amaryllis venne usato per la prima volta da Carl von Linné nel 1738 nel suo Hortus Cliffortianus, per descrivere ben 5 piante tra di loro molto diverse, di cui una è riconducibile all'odierno hippeastrum equestre.
Questa attribuzione è anche documentata dalla rappresentazione pittorica del 1729 di John Simson. Linné fece pure cenno al nome, bella donna, usato da molti e soprattutto in Italia, senza però indicarlo ancora come parte di un binomio, introdotto poi nel suo famoso libro Species Plantarum, nel 1753.
In quest'opera Linné riportò nove piante con il nome del genere amaryllis, di cui una come “bella donna”, indicando la sua provenienza dai Caraibi, Barbados e Surinam e riportando il colore rosso dei fiori.
In Italia oggi è più diffuso il nome sgarbato “femmina nuda”, ma in Sicilia la pianta era nota da secoli come “Santa Rosalia” o “Santa Rosa”. In Portogallo essa viene chiamata “bordao de Sao Jose" (a ricordare la leggenda secondo la quale il bastone di S. Giuseppe fiorì al momento in cui dovette essere scelto dai sacerdoti come sposo della Vergine). In Spagna è noto il divertente nome “meninas para escola”, dovuto alla fioritura in tarda estate, quando le fanciulle vanno a scuola nei loro grembiuli rosa. Nel Regno Unito il nome “jersey lily”,ricorda l'importanza delle coltivazioni nell'isola, mentre “belladonna lilies”, fa capire il ruolo dell'Italia come Paese attraverso il quale la pianta raggiunse l'Europa settentrionale. In Sudafrica il nome “march lily” è dovuto al momento in cui l'amaryllis belladonna sboccia. Nell’emisfero meridionale e negli Stati Uniti d'America il gentile nome “naked lady" , si riferisce all'assenza di foglie al momento della fioritura.