Un secolo fa, viveva un potente imperatore della Cina, che non aveva paura di niente, tranne l'età, era ossessionato dal desiderio di governare e vivere il più a lungo possibile. Così chiamò il suo medico e gli ordinò di trovare un farmaco che lo avrebbe tenuto sempre giovane. Il povero medico dopo una lunga riflessione, temendo per la sua vita, si fermò davanti al re e disse: «Oh, signore possente, potrei fare un elisir da un tipo di fiore, ma quel fiore nasce molto lontano, all’est».
«Ordinerò subito di portarmi quei fiori», disse il re gioioso.
«Ma non è così facile», sospirò il dottore. Tutto il segreto consiste nel fatto che l'elisir è efficace solo con un uomo di cuore puro. Il medico sapeva che né l'imperatore né i suoi servi soddisfacevano questo requisito, ma si sbagliava pensando che questo avrebbe scoraggiato l'imperatore.
L' imperatore non si arrese, trovò ben 300 ragazzi e ragazze, sapendo che i fanciulli sono puri di cuore e gli caricò insieme al medico sulla nave imperiale, mandandoli a raccogliere i fiori per fare l'elisir. Navigarono a lungo, finché, su una delle isole giapponesi, trovarono il bellissimo fiore del crisantemo, allora il medico disse: «Non so se questo fiore è adatto per l'elisir, ma guardandolo ti fa sentire il cuore e l'animo giovane!». Il saggio medico che conosceva la crudeltà dell'imperatore e sapeva che avrebbe ucciso sia lui che i bambini, credendo che loro, avendo provato l’elisir, sarebbero vissuti più di lui, decise di non tornare in Cina con i suoi giovani compagni. Così formarono un nuovo Stato, dove continuarono a vivere ed il simbolo della loro vita fu il crisantemo.

Il nome in greco vuol dire "fiore d'oro". In Corea ed in Cina il crisantemo è il fiore dei festeggiamenti, mentre in Giappone è il fiore nazionale. 
Il significato del crisantemo è legato al concetto di morte. Nella gran parte dei paesi orientali, compresi Cina, Giappone e nei paesi anglosassoni è invece simbolo di gioia, vitalità e pace.

Crisantemo è il secondo fiore più popolare nel settore floreale accanto alla rosa.
Per gli appassionati di giardinaggio, crisantemo è una bellezza di autunno, mentre per le persone coscienti di salute ed erborista, è un fiore terapeuticamente importante, popolarmente utilizzato nella produzione di tè alle erbe. Usi medicinali del tè crisantemo comprendono il trattamento di acne, mal di gola, febbre, influenza e problemi circolatori.

Chrysanthemum è un genere di piante angiosperme dicotiledoni della famiglia delle Asteraceae che comprende piante erbacee perenni o annuali, originarie di molte parti del mondo, dall'Europa alla Cina, con numerosi ibridi e varietà coltivati come piante ornamentali in floricoltura e nel giardinaggio. Sotto questo genere ci sono circa 30 specie diverse, che variano in dimensioni, forma e colore. Sulla base della fornitura di cimette, i crisantemi sono classificati in 13 modi in base alla fioritura. 
Ad esempio vi sono i crisantemi pompon, che hanno infiorescenze tonde, con disco centrale quasi assente, ed i crisantemi spider, con petali laterali molto estesi e sparpagliati.
Oltre alla tradizionale varietà di crisantemi gialli possono trovare bianco, oro, arancio, rosa, rosso, viola e screziati.
Il senso generale di crisantemo ruota attorno alla espressione di gioia, amore, ottimismo e lunga vita.
Ad esempio, un crisantemo bianco denota il vero amore e la verità, un crisantemo giallo trasmette amore offeso ed un crisantemo rosso amore semplicemente espresso.
Tuttavia, si possono trovare vari significati di fiori di crisantemo in luoghi diversi.
Tradizionalmente, la simbologia del fiore del crisantemo significa ottimismo ed allegria negli Stati Uniti, invece è un fiore di morte in Europa, difatti è molto usato ai funerali.
Secondo le credenze mitologiche, mettendo un crisantemo sotto un bicchiere di vino vi darà una vita sana e lunga.

La curcuma è una pianta erbacea perenne, originaria dell'Asia meridionale.
Nel nostro Paese è molto conosciuta ed apprezzata per il suo gusto particolare, che riscontriamo nelle diverse preparazioni di curry e per le sue proprietà benefiche. 
Come ogni pianta può contare però su un preciso significato nel linguaggio dei fiori e delle piante.
La curcuma è una pianta tipica delle zone tropicali ed il suo aspetto l’ha portata in passato ad essere considerata dagli esploratori come lo zafferano d’Oriente. Buona parte del suo significato dipende da questo fattore e dalla traduzione stessa del nome arabo“kurkum”, che letteralmente è sinonimo di zafferano. Una scelta presumibilmente nata dalla preziosità di questa pianta che, non solo tutt'ora viene utilizzata come spezia in cucina, ma anche come ottimo antibiotico naturale. Non dobbiamo infatti dimenticate che la curcuma è uno degli ingredienti naturali più comuni della medicina ayurvedica e tradizionale cinese.
Queste grandi piante, grazie al loro rizoma, crescono in un clima tropicale e possono raggiungere più o meno il metro e mezzo di altezza.
Le larghe foglie verdi, lanceolate e disposte su due file opposte, si dipartono dalla base del terreno e sono caduche. I fiori sono di color giallo chiaro o rosa, raggruppati in una gemma apicale.
Il suo significato è molto semplice: esso simboleggia il sole e, come tale, o meglio, in ricordo di questo elemento, è stato utilizzato per millenni dalla cultura vedica indiana ed in altri rituali indù. Per molti anni è stata utilizzata per accrescere l’effetto mistico delle danze sacre. Anche se, va ammesso, molto difficilmente in occidente viene utilizzato come fiore reciso da inserire in un contesto più ampio, a meno che non lo si coltivi appositamente, o non venga fatto arrivare specificatamente in occasione di cerimonie importanti. Negli ultimi anni questo fiore settembrino sembra infatti aver conquistato la curiosità di molte spose che sembrano gradire particolarmente l’effetto della fioritura come complemento negli addobbi. L’effetto che viene a crearsi è infatti spettacolare nella sua semplicità.

La dalia deve il suo nome ad un botanico svedese, Anders Dahl, allievo di Linneo, che riuscì a riprodurre queste piante mediante seme. La pianta in ogni caso ha un'origine più antica, essendo originaria dell'America era già conosciuta dagli Aztechi, che la conoscevano molto bene e la utilizzavano in molti modi. Costoro utilizzavano i fusti della pianta per creare delle piccole condutture d'acqua, e ne mangiavano il tubero. Il succo delle sue radici è utilizzato nella medicina tradizionale per via dei costituenti naturali, quali fosforo e potassio, che possiede in abbondanza.
E’ una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Asteracee e la sua altezza può variare dai 20 cm ai 2 metri. E' un fiore di origine messicana introdotto in Europa intorno al XVII secolo. 
Nel suo paese di origine la dalia, viene ancora usata per scopi culinari: il suo tubero, infatti, è utilizzato per la preparazione di alcuni piatti tipici. Anche in Europa, quando fu introdotta, aveva questa funzione ma, con il passare degli anni, per via della bellezza del suo fiore, la dalia fu man mano utilizzata per adornare case e giardini. 
I fiori della dalia offrono, a seconda della specie e del cultivar, una svariata quantità di colori, talvolta anche sfumati tra loro, che fanno di questa pianta una delle più affascinanti esistenti in natura. Se combinati tra loro, gli accesi colori dei fiori di dalia, offrono spettacolari e sgargianti composizioni molto utili anche a chi apprezza la disciplina della cromoterapia.
Quando fu introdotta in Europa divenne simbolo di dignità, ma anche di precarietà dovuto forse al fatto che rimaneva molto difficile importare questi bulbi dal Messico a causa del lungo viaggio che dovevano affrontare. E’ stata anche simbolo del buon gusto e dell'eleganza e si donava solitamente per esprimere gratitudine a chi si era prodigato per aiutare. 
Al giorno d'oggi, generalmente la dalia assume un significato positivo e si usa per esprimere un sentimento d'affetto non vincolante. Per questo motivo è un fiore che può risultare adatto per diverse occasioni. E' un fiore molto scenografico ed i vari cromatismi permettono giochi di colori ricchi di fascino.

E’ una pianta della famiglia delle Ranunculaceae e conta ben 250 specie erbacee tra piante annuali, biennali e perenni. Grazie alle lunghe spighe floreali in tonalità brillanti, è perfetta per decorare le aiuole e le bordure…
Il termine “delphís significa “delfino” infatti la forma a sperone (speronella) del fiore ricorda la pinna del delfino.
Il nome delphinium deriva dall’antica Grecia causa la somiglianza della loro gemma con la testa del delfino. La leggenda greca narra che una volta un giovane talentuoso, per celebrare la sua amata, scolpì una scultura e le donò l’anima facendola diventare viva. Ma gli dèi lo trasformarono in un delfino per questa oltraggiosa impudenza.
Ogni notte il delfino nuotava fino alla riva dove arrivava la ragazza, ma i due non si potevano incontrare. Però un giorno il delfino comprese il problema, si mise in bocca un fiore delicato che brillava con luce azzurra. Il delfino si avvicina graziosamente vicino alla riva e mise il fiore sui piedi della sua amata. Il fiore era simile alla testa del delfino.
Un’altra leggenda romana racconta di un uomo che viene salvato miracolosamente da un delfino. Quando i suoi amici decisero di catturare questa creatura, Nettuno lo salva trasformandolo in un fiore: il delphinium.
La specie e la varietà di questo fiore sono sorprendenti. I fiori possono essere blu, blu scuro, azzurro, viola, lilla, bianco ed in combinazione con il colore nero, il bianco, il grigio e la panna, donano a questa pianta un fascino irresistibile. Questo fiore ama il sole e non tollera alcun tipo di ombra, anche se nei giorni più caldi ha bisogno di un po d'ombra per non essere bruciato dai raggi di sole.
Fin dai tempi antichi è stato citato l’uso dei fiori e delle foglie della speronella per preparare infusi aventi proprietà diuretiche, vaso dilatatorie, antielmintiche, antinfiammatorie. L’utilizzo a scopo terapeutico della speronella, però, è stato da tempo abbandonato e le sue proprietà non sono riconosciute dalla moderna farmacologia, pertanto, ormai, è una pianta medicinale quasi completamente dimenticata. Dalla pianta si ricavano anche coloranti e inchiostro blu.

E’ un genere di piante appartenente alla famiglia delle Orchidaceae, scoperto e classificato dal botanico Olof Peter Swartz nel 1799. 
Il nome deriva dal greco dendron”, che significa albero e “bios” cioè vita, dato dal fatto che questo genere di piante tropicali, vive in natura abbarbicato ai rami degli alberi, traendo nutrimento dall'atmosfera umida tipica delle foreste equatoriali. Sono anche dette orchidee bamboo.
Proviene dalla zona che va dal Giappone, Nuova Guinea, Australia e Sud-Est Asiatico fino alla Nuova Zelanda. 
Il dendrobium è disponibile tutto l’anno, con un picco in autunno. Esistono due varietà di dendrobium: i compactum e gli ibridi di phalaenopsis. Le specie compactum hanno spesso più bulbi (getti cresciuti) e perciò anche più rami con fiori piccoli (da 1 a 7 centimetri). Gli ibridi di phalaenopsis hanno uno, massimo due rami con fiori più grandi (7 centimetri o più). Le piante hanno tutte minimo tre o quattro bulbi e dalle quattro alle otto foglie per bulbo. Le specie compactum possono essere di colore bianco, blu e rosa e gli ibridi di phalaenopsis di colore bianco, rosa, viola, blu, rosso, giallo, verde, marrone e crema.
La stupefacente bellezza di questi fiori ha evocato il simbolo dell'armonia e dell'estrema perfezione spirituale.
I Greci la chiamavano kosmosandalon ossia "sandalo del mondo", per il tipico labello rigonfio che si ritrova in molte specie spontanee.
Una leggenda narra del giovane ermafrodito Orchide, che era disperato perché il suo sensualissimo aspetto lo rendeva strano agli occhi degli altri e perciò veniva rifiutato da tutti. La sua ambiguità si rifletteva anche nel carattere: talvolta timido e schivo come una ninfa, talaltra aggressivo e lussurioso come il Dio Pan. Un giorno, per la disperazione, si gettò da una rupe. In seguito, dal suo sangue spuntarono moltissimi fiori, diversi gli uni dagli altri, ma tutti simili nella fastosa e bizzarra sensualità.

L'edera era nell'antichità uno dei simboli di Dionisio.
Una delle tante leggende racconta che l'edera comparve subito dopo la nascita del dio per proteggerlo dal fuoco che bruciava il corpo della madre in seguito ad un fulmine lanciato da Zeus. Per questo motivo i tebani avevano consacrato questa pianta a Dioniso e la chiamavano “perikiosos (avvolgitore di colonne).
Al di là dei vari miti che si narrano su questa pianta, è interessante chiedersi come mai l’edera sia stata associata alla vite, l'altra pianta sacra al dio Dioniso. Una spiegazione la fornisce W. F. Otto (storico delle religioni e filologo), affermando che mentre la vite durante la stagione invernale giace come morta per rinascere con la primavera e l'estate dando il suo “succo infuocato”, l'edera fiorisce in autunno dando i fiori in primavera. Inoltre mentre la vite ha bisogno di luce e calore, l'edera di ombra e di freddo per germogliare e fruttificare.
Tutto questo per rappresentare il dualismo di Dioniso: luce ed oscurità, freddo e calore, vita e morte.
Dioniso però era anche il dio dell'innocenza e della spensieratezza e all'edera, con la quale si cingeva il capo ed avvolgeva il suo bastone, veniva anche dato il significato di innocenza e innocuità.
Da questo probabilmente è derivata l'usanza di appendere o rappresentare le osterie con un tralcio di edera a rappresentare l'innocenza e la non dannosità del vino. Dioniso era considerato anche il dio del trasporto amoroso oltre che mistico per cui l'edera bene lo rappresenta. Infatti nel vocabolario amoroso l'edera rappresenta la passione che spinge gli amati ad avvolgersi l'uno all'altra come fa l'edera sui tronchi degli alberi. In India infatti questa pianta è considerata il simbolo della concupiscenza.
Un'altra credenza legata all'edera, nei paesi dell'Europa centrale e meridionale, è quella di usarla nei periodi natalizi assieme all'agrifoglio per adornare l'uscio delle case ed i camini per tenere lontani i folletti che durante tale periodo amavano fare scherzi. 

Conosciuto anche sotto il nome di “rosa di Natale”.
Attorno a questo fiore in apparenza candido, del colore della neve, sono nate molte leggende. Si racconta che un pastore di nome Melampo, indovino e guaritore, avendo osservato che le proprie pecore, si purgavano mangiando l’elleboro, pensò di somministrare lo stesso alle figlie del re di Argo, Preto. La pazzia aveva colpito le giovani principesse, esse credevano di essere diventate vacche. Melampo le guarì, come ricompensa ottenne il titolo onorifico di “purgatore”una parte del regno di Argo e la mano di una delle principesse.
Gli antichi greci ricorrevano alla frase “aver bisogno dell’elleboro” per indicare i folli, in quel tempo molti malati di mente si recavano ad Antycira, nel golfo di Corinto, che era località rinomata per la vegetazione ricca di elleboro , luogo consigliato anche dal poeta latino Orazio. Racconta la leggenda che Eracle fosse stato guarito dalla pazzia proprio grazie a questa pianta. Pare che gli antichi filosofi ricorressero ai principi di questa pianta per raggiungere uno stato ipnotico, molto simile alla meditazione profonda.
Un uso particolare ne fece Paracelso che usò le foglie dell’elleboro per la preparazione di un “elisir di lunga vita”.
Gabriele D’Annunzio, ne “La figlia di Iorio”, lo cita:«Vammi in cerca dell’Elleboro nero, che il senno renda a questa creatura».
Anche gli inglesi hanno la loro leggenda in merito all’Elleboro, pare che spargendo la polvere della radice mentre si cammina, questa abbia il potere di rendere invisibili.
Nell'antichità classica veniva utilizzata per curare la follia (la mitologia greca racconta che fu usata con ottimi risultati su Ercole, reso pazzo dalla persecuzione di Hera) e le donne particolarmente esuberanti (ninfomania). Interessante notare il breve passaggio dall'uso terapeutico su femmine esagitate e la successiva definizione di questa pianta quale "pianta delle streghe", menzionata in numerosi saggi e trattati sull'argomento.
Sempre allo scopo di tenere a freno l'esuberanza sessuale delle donne, l'elleboro veniva mescolato nelle ricette magiche con vulvaria, camomilla, lattuga velenosa (tridax agria, di cui parla anche Ildegarda di Bingen), canfora e valeriana.

L’erica nell’antichità era considerata una pianta magica, per questo motivo veniva utilizzata per costruire le scope, da impiegare per la pulizia dei templi degli dei, e per produrre il legno da ardere, utilizzato per cuocere il pane da usare durante alcuni rituali sacri.
Ancora oggi si considera l’erica una pianta purificatrice, tradizionalmente si crede che gli ambienti puliti con scope di erica vengano purificati dalle energie negative e che bruciare dell’erica essiccata, come se fosse incenso, serva a tenere lontani gli spiriti maligni.
Inoltre, il legno dell’erica è stato ed è ancora utilizzato per la costruzione delle pipe, in quanto ha una buona capacità di resistenza ai deboli fuochi.
Secondo alcune credenze celtiche, invece, le piante di erica erano la dimore delle fate e per evitare di essere rapiti da queste era sconsigliato addormentarsi vicino ad esse.
Secondo altre versioni della tradizione celtica, invece, era sconsigliabile dormire nei pressi dell’erica perché la pianta aveva il potere di aprire le porte dell’Aldilà.
Nel linguaggio dei fiori e delle piante l’erica ha assunto nel corso dei secoli significati diversi a seconda il colore dei suoi fiori, infatti: l’erica dai fiori dicolore bianco, che riesce a crescere nei luoghi più impervi ed aridi, ha simboleggiato per tutto l’ottocento e continua a simboleggiare ancora oggi, il sentimento della solitudine, infatti il fiore ideale da regalare quando si vuole esprimere una richiesta di affetto e compagnia; l’erica di colore rosa, invece, nella tradizione romantica è associata alle persone malinconiche, tale associazione la si deve al fatto che numerosi poeti ed artisti si recavano nelle brughiera, dove l’erica fiorisce prosperosa, per riacquistare la speranza, da questa associazione si trae l’antico significato simbolico dell’erica di colore rosa, ovvero quello della speranza che i sogni ed i desideri si avverino.

Il nome del genere eryngium fa probabilmente riferimento alla parola che ricorda il riccio: “erinaceus”, in particolare dal greco “erungion”: “eringio”, ma potrebbe anche derivare da “eruma”: difesa, in riferimento alle foglie spinose delle piante di questo genere.
Un'altra fonte afferma che eryngium deriva sempre dal greco, ma dalla parola “eryngion” che significa “ruttare”. È Dioscoride
 che c'informa che l'eryngium fa “rendere tutte le ventosità”.
In Francia
 il nostro genere viene chiamato “panicauts”, i tedeschi lo chiamano “mannertreu”, mentre gli inglesi lo chiamano “eryngo” o “sea-holly” (agrifoglio di mare).

E' un genere di piante spermatofite dicotiledoni appartenenti alla Famiglia delle Apiaceae, dall'aspetto di piccole erbacee biennali o perenni, spinose e con fioriture ad ombrella (simili ai capolini dei cardi), molto appariscenti.
Genere di
 230 specie di annuali, biennali e perenni decidue sempreverdi. La maggiori parte formano rosette basali di foglie spesso spinose e con venature bianco argenteo, e portano ombrelle simili a quelle del cardo e fiori portati da steli ramificati. Sono piante molto decorative, utilizzate per i giardini naturali e per le bordure. La varietà autoctona è  l’eryngium campestre, comunemente chiamato calcatreppola o cardo dalle cento teste, è presente nei prati magri e negli ambienti aridi dell’Europa, prevalentemente in quella centro-mediterranea.
Nella pratica erboristica le
 proprietà più note e sfruttate sono quelle diuretiche e leggermente lassative che lo rendono utile agli obesi, agli idropici, ai cardiaci, nonché per ridurre la cellulite. Ha inoltre la proprietà di favorire i processi digestivi.
Colori: Verde, Bianco-Argenteo, Blu.

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