E’ una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Asteracee, ha fusto eretto la cui altezza può variare dai 30 ai 70 centimetri e le infiorescenze sono di colore rosa o bianco.
Il termine achillea è legato al nome del celeberrimo eroe omerico, Achille.
Narra la leggenda mitologica che Achille, seguendo il consiglio del centauro Chirone, esperto di arti, scienze e medicina, usò l’achillea millefolium per curare e guarire le ferite dell’amico Telefo, re di Micene e suo alleato in battaglia, tamponandole con fiori e foglie di achillea e di tutti i suoi soldati durante la guerra di Troia.
La leggenda ha un fondo di verità in quanto la pianta è da sempre stata ritenuta un’erba medicinale d’eccellenza, conosciuta ed adoperata nel corso dei secoli per le sue proprie proprietà curative.
Il succo fresco della pianta, infatti, applicato sulle ferite agisce come disinfettante ed antiemorragico.
Nella medicina moderna l’estratto della pianta viene ancora oggi utilizzato per via del suo potere coagulante.
Consapevoli delle sue qualità, in passato, i contadini avevano l’abitudine di portare con se alcuni gambi di achillea, in modo da poterla avere a disposizione in caso di piccole ferite durante il lavoro.
In Cina, i suoi filamenti vengono adoperati per predire il futuro per mezzo della composizione del diagramma Ching, in questo caso l’arte divinatoria di predizione si chiama achilleomanzia.
L’achillea è una pianta originaria del continente europeo, ma cresce in tutte le zone temperate fino ad un’altezza di circa 2.500 metri, preferibilmente in luoghi assolati e su terreni aridi e ricchi di acidità. Nel nostro Paese è presente pressoché in tutte le regioni.
L’achillea è nota popolarmente con molte altre denominazioni: erba de feridas, erba dei somari, erba dei tagi, erba del marchese, erba del soldato, erba pennina, millefoglio, stagnasangue, stagnadora ecc.

E’ pianta del sole, della luce, del calore, dell’amore, come richiama il suo antico nome. 
Il nome di questo genere della famiglia delle Agapanthaceae, di origine sudafricana, deriva dal greco agape” (amore) e “anthos”(fiore). 
Questo “fiore dell’amore” ha avuto molti nomi indigeni, ma quello di “african lily”, cioè giglio africano, è stato di certo il più comune. 
Agapanthus, che si è conservato come nome del genere, è quello attribuitogli nel 1905 dal Congresso Botanico della Nomenclatura di Vienna.
Le piante sono erbacee perenni, glabre e ricche di saponina. Normalmente si trovano singole in natura, raramente formano colonie. L’apparato radicale è formato da rizomi simili a bulbi con radici carnose. 
Le foglie crescono direttamente dal rizoma, caduche o sempreverdi, lineari, non frastagliate, arcuate nella parte superiore od anche stese, di colore dal verde al verde scuro, opache o lucide, sottili o carnose, a seconda della specie o della varietà. Il peduncolo è vigoroso, nasce sempre tra le foglie e può essere tondo come piatto. 
L’infiorescenza è sempre racchiusa da una singola larga brattea, che si apre su un lato per far schiudere il fiore. 
Sono piante provviste di radice rizomatosa e formano dei veri e propri cespugli con le loro foglie nastriformi, robuste, incurvate verso il basso. 
Esistono piante a foglia decidua ed a foglia perenne, che sono i più diffusi e conosciuti, con foglie più larghe e lunghe dei precedenti ed infiorescenze più grandi. 
Blu, bianchi o viola, i suoi fiori sono tutti straordinari, quelli che, come le foglie nastriformi ed avvolgenti, che caratterizzano questa meravigliosa bulbosa, abbracciano l’esistenza delle persone più fortunate.

L'etimologia del termine generico “allium” è molto antica.
Le piante di questo genere erano ampiamente conosciute sia dai romani che dai greci (questi ultimi comunque non le apprezzavano completamente a causa del loro forte ed acre odore). 
Sembra comunque che il termine abbia una derivazione celtica e significhi “bruciante”, sempre in riferimento al forte odore pungente della pianta. Uno dei primi ad usare questo nome per scopi botanici fu il naturalista francese Joseph Pitton de Tournefort (1656 - 1708).
Il genere Allium conta più di mille specie, diffuse per la maggior parte nell'emisfero settentrionale. 
A questo genere appartengono anche aglio, cipolla, porro; esistono però varietà coltivate per le loro infiorescenze decorative. 
Hanno fogliame nastriforme, in genere sottile ed arcuato, di colore verde chiaro, talvolta striato di bianco.
Le infiorescenze sono di vario tipo, sferiche, a ventaglio o ad ombrello.
Racchiudono piccoli fiori a stella che sbocciano dalla fine della primavera fino ad estate inoltrata. In genere i fiori sono nei toni del rosa, del bianco, del giallo e del blu. 
La coltivazione è molto facile ed i bulbi sono adatti all’inselvatichimento. I fiori sbocciano su lunghi steli, alti da 20 centimetri fino a 100-120 centimetri, e possono essere recisi od essiccati per composizioni invernali. 
Molte delle varietà ornamentali emanano, dal fogliame o dai bulbi, il tipico odore dell'aglio o delle cipolle.
La pianta di allium giganteum fa parte della famiglia Alliaceae, è una erbacea perenne rustica, la più grande del suo genere. È chiamata anche con il nome comune di “aglio gigante”. 
L’altezza della pianta non supera i 50 centimetri, in genere è in media di 40 centimetri o più piccola, l’espansione invece va da 100 a 150 centimetri. 

Il genere alstroemeria è stato chiamato dopo il relativo discoverer, svedese Barone Klaus von Alstroemer dal famoso botanico e classificatore Carl von Linné.
Von Alstroemer raccolse i semi dal fiore in un suo viaggio in Sud America nel 1753 e li mandò al suo Maestro, Linné.

Nella sua regione di origine, le Ande, è conosciuto però con il nome di “giglio degli Incas”.
A volte chiamato anche il “giglio di pappagallo”.
E’ un membro della famiglia delle Amaryllidaceae ed è parente dell'amaryllis e della cipolla. I fiori simili a piccoli gigli spesso screziati e tigrati, hanno vari colori: gialli, arancione, panna rosa ed anche rossi.
A seconda delle varietà, le alstroemerie raggiungono gli 80-100 centimetri, e non superano i 40 centimetri per le varietà nane. Sboccia in mazzetti portati su lunghi fusti carnosi. Facilmente coltivabile anche in giardino, dove si possono porre a dimora i piccoli bulbi.
Le alstroemerie trovano sempre più spazio anche nei mazzi di fiori e nei bouquets.
Nel linguaggio dei fiori e delle piante,mantenendo la simbologia della ragione peruviana, è considerato un simbolo della vittoria del bene, nell’eterna lotta tra bene e male, tale significato fa si che lo si ritrova spesso come ornamento in moltissime cerimonie festive e nei riti tribali.
Quando si aggiunge un’alstroemeria all’interno di un mazzo di fiori o in un bouquet, questa rappresenta il sentimento della devozione.

Le foglie dell'alstroemeria crescono upside-down, torsione e rotazione, come esse maturano, a scatenare la sua associazione con le virtù dell'amicizia e della devozione e rappresentano la crescita ed il cambiamento trovati a lunghe termine-amicizie ed altre relazioni.
L’alstroemeria simboleggia anche la ricchezza, la prosperità e la fortuna.

Il fiore di amaranto, simbolo dell’immortalità nella cultura occidentale, è “l'unico che non appassisce” nel significato del termine greco “amarantos” all’origine etimologica della sua denominazione. La sua bellezza eterna fu contrapposta a quella fugace delle rose dallo scrittore greco Esopo (ca 620 a.C.- ca 560 a.C.) nel breve componimento intitolato “La Rosa e l’Amaranto”, inserito nella raccolta di 358 “Favole” a scopo morale. Nel XXI libro del trattato botanico enciclopedico “Naturalis historia”, lo scrittore naturalista romano Plinio il Vecchio (23-79) spiegò di avere osservato che l’amaranto davvero aveva la peculiarità di non morire mai: raccolto per l’essicazione, riprendeva vita miracolosamente appena a contatto dell’acqua, anche se i fiori erano ormai diventati appassiti.
L’immortalità dell’amaranto fu citata anche nel libro III del poema epico in versi sciolti “Paradiso perduto” (Paradise Lost), pubblicato nel 1667 dallo scrittore e poeta inglese John Milton (1608-1674). Per questo motivo, i greci utilizzarono questi fiori sacri nei riti funebri, per ornare le tombe e le immagini degli dèi.
Nella mitologia greca, Amaranto, re dell’isola di Eubea e cacciatore amato dalla dea della caccia Artemide, fu da questa tramutato in fiore dopo essere annegato a causa di un’onda gigantesca scatenata contro di lui dal dio Poseidone, offeso dal suo sminuire di valore il mare. Nell’ellenismo pagano, la
 pianta di amaranto fu infatti sacra al Tempio di Artemide, ad Efeso, in Turchia, e gradite alle dee ghirlande di questi fiori.
Presso gli antichi greci, il significato dell'amaranto rappresentava anche i sentimenti profondi ed immutabili nel tempo, come quelli dell'amicizia e della stima reciproca, ma ricorsero a questa pianta pure per ricercare protezione e benvolere.
I romani la ritenevano capace di tenere lontana ogni invidia e sventura, di favorire le guarigioni (ponendo i fiori di amaranto sul capo come un cerchietto) e di annientare le emozioni negative come il mal d’amore.
Nei secoli XVII-XIX, si credeva che l’amaranto portato addosso sulle vesti inducesse benessere al corpo.

Il suo nome è quello della bella pastorella greca Aμαρυλλίς dal terzo idillio di Teocrito e dalla prima ecloga delle Bucoliche di Virgilio. Esso deriva dal verbo greco “αμαρύσσω” (amarussō), che significa brillo, splendo, scintillo. Simboleggia la potenza della bellezza femminile sulla fierezza maschile.
I
l nome amaryllis venne usato per la prima volta da Carl von Linné nel 1738 nel suo Hortus Cliffortianus, per descrivere ben 5 piante tra di loro molto diverse, di cui una è riconducibile all'odierno hippeastrum equestre.
Q
uesta attribuzione è anche documentata dalla rappresentazione pittorica del 1729 di John Simson. Linné fece pure cenno al nome, bella donna, usato da molti e soprattutto in Italia, senza però indicarlo ancora come parte di un binomio, introdotto poi nel suo famoso libro Species Plantarum, nel 1753. 
In quest'opera Linné riportò nove piante con il nome del genere amaryllis, di cui una come “bella donna”, indicando la sua provenienza dai Caraibi, Barbados e Surinam e riportando il colore rosso dei fiori.
In Italia oggi è più diffuso il nome sgarbato “femmina nuda”, ma in Sicilia la pianta era nota da secoli come “Santa Rosalia” o “Santa Rosa”. In Portogallo essa viene chiamata “bordao de Sao Jose" (a ricordare la leggenda secondo la quale il bastone di S. Giuseppe fiorì al momento in cui dovette essere scelto dai sacerdoti come sposo della Vergine). In Spagna è noto il divertente nome “meninas para escola”, dovuto alla fioritura in tarda estate, quando le fanciulle vanno a scuola nei loro grembiuli rosa. Nel Regno Unito il nome “jersey lily”,ricorda l'importanza delle coltivazioni nell'isola, mentre “belladonna lilies”, fa capire il ruolo dell'Italia come Paese attraverso il quale la pianta raggiunse l'Europa settentrionale. In Sudafrica il nome “march lily” è dovuto al momento in cui l'amaryllis belladonna sboccia. Nell’emisfero meridionale e negli Stati Uniti d'America il gentile nome “naked lady" , si riferisce all'assenza di foglie al momento della fioritura.

Il nome del genere, attribuito da Teofrasto, è soprannominato “fiore del vento” perché il termine deriva dal greco “anemos” che vuol dire vento. 
Questo soprannome è dovuto anche al fatto che questo fiore è molto delicato ed il periodo di fioritura è molto breve.
Narra una leggenda che Anemone fosse una ninfa della corte di Flora. 
Un giorno Zefiro e Borea s'innamorarono di lei, ma Flora, indispettita, decise di punirla tramutandola in fiore. 
La condanna peggiore fu che era destinato a schiudersi precocemente e subire i venti di tramontana (Borea), ancora freddi, che sparsero nell'aria i suoi petali, così che all'arrivo del venticello primaverile (Zefiro), il fiore fosse già avvizzito. 
Un'altra leggenda narrata da Ovidio, dice che Adone ucciso da un cinghiale, veniva pianto da Venere che l'amava. 
Venere versò una sostanza magica sul sangue dell'amato da cui nacque un fiore, l'anemone. 
Gli egizi ponevano ciotole fiorite all'interno delle piramidi, mentre gli etruschi, lo coltivavano intorno alle tombe. Per Plinio il Vecchio il fiore aveva virtù magiche e raccomandava di cogliere il primo fiorito nell'anno, chiuderlo in un sacchetto rosso di tela e portarlo vicino al cuore per scongiurare malocchio e febbre.
Gli anemoni riuniscono numerosissime specie di piante erbacee, diffuse in natura in Europa, Africa, Asia e nord America. Si tratta di piante di vario genere e molte sono le specie coltivate anche in giardino.
 
Gli anemoni sono fiori dai colori vivaci che, a seconda della specie, possono fiorire in autunno o in primavera.
 
I colori vanno dal bianco al rosso, al viola, al blu ed al rosa. Ci sono anemoni con fiori simili alle margherite ed altri con fiori simili ai papaveri.
 
La fioritura può avvenire a fine inverno, all'inizio della primavera e, per alcune specie, anche a fine estate o inizio autunno. 



Appartiene alla famiglie delle Araceae, è una pianta erbacea proveniente dalle foreste pluviali del centro e sud America.
Il nome anthurium deriva dal greco “
ánthos”, “fiore”, ed “ourá”, "coda", significa “fiore di coda”, ma è noto anche come il “cuore delle Hawaii”, il “fiore fenicottero”, ecc.
L'anthurium si trova in molti colori come il rosso, il bianco, il rosa ed altri colori variegati. Questi fiori sono i migliori regali per tutte le occasioni.
La bellezza dell'anthurium è stata elogiata nei secoli anche da molti poeti.
E’ associato da sempre ai più alti sentimenti come “amore” ed “amicizia” ed è  per questo, che è uno dei fiori più regalati nel giorno di San Valentino. Sono proprio questi due sentimenti, a donargli la giusta importanza, rendendolo simbolo ideale e fisico della loro essenza.
Secondo la leggenda infatti, nell’antica Grecia, i fiori di anthurium erano le frecce di Cupido, ovvero del dio dell’amore, il quale riusciva a far innamorare le persone.

La sua forma a cuore aperto è unica nella sua natura tropicale: questa ci dice tutto del significato di questo fiore. I fiori dell'anthurium simboleggiano l'ospitalità ricevuta dalla forma del fiore a cuore aperto: significa semplicemente benvenuto!
A parte la sua forma a cuore aperto, l'aspetto esotico e convincente di questo fiore rosso e lucido significa bellezza eterna e seducente.
Se inviate dei fiori di anthurium ad una ragazza, potrete raccontare la loro bellezza e condividerla con una persona speciale.
Se invece mettete i fiori in un vaso, quando riceverete delle persone, sarà come accoglierle a braccia aperte offrendo la vostra ospitalità.

L’astilbe è una pianta erbacea perenne, originaria dell'Asia orientale, facente parte della famiglia delle Saxifragaceae . A tal genere appartengono diverse varietà tra cui l’astilbe japonica e l’astilbe davidii.
E’ nota per lo splendore dei suoi piccoli fiorellini che la rendono delicata ed affascinante allo stesso tempo.
L’altezza media dell’astilbe è di circa 40 centimetri: vi sono, infatti, specie che arrivano anche a 1,2 metri ed altre (definite nane) che sono di molto al di sotto della media.
Queste piante si presentano con dei cespugli densi, molto vigorosi, di forma arrotondata, composti da fusti molto fini.
Le foglie ricordano vagamente per forma, quelle delle felci. Esse sono, infatti, appuntite e dentellate, intere o lobate e di un color verde molto intenso. Solo alcune specie posseggono un fogliame tendente al rosso o al bronzo.
La fioritura compare dall’inizio della stagione estiva: essa si presenta con infiorescenze a pannocchia, dritte, spesso anche sovrastanti il cespo.
Generalmente le infiorescenze sono di color bianco, rosso, viola o rosaceo. I fiorellini sono composti da 5 piccolissimi petali a forma di cucchiaio o leggermente più sottili. Essi hanno una consistenza morbida e piumosa, motivo per il quale l’astilbe è anche comunemente chiamata “piuma d’argento”.
E’ il fiore della maturità, custodito da colei che ha la forza e l’equilibrio di guardare la verità nella sua interezza, fatta di bene e di male, di chiaro e di scuro.
Rafforza l’autostima, apre la via per conoscere meglio se stessi, per amarsi di più ed accettarsi, per farci sentire che ci siamo, che il nostro corpo c’è e ci appartiene.
È il fiore di chi ha la capacità di guardare ad entrambi gli aspetti della vita (il bello ed il brutto, il buono ed il cattivo), accettandoli entrambi con lo stesso atteggiamento consapevole.
È usato nei riti di fertilità e per incrementare le energie fisiche.

Se avete osservato una stella per un lungo periodo, allora avete notato che la stella non è solo un semplice punto di luce nel cielo. La luce delle stelle non è sempre la stessa, in alcuni momenti assume la colorazione blu, a volte è bianca e persino rosa. Nel mezzo si può notare il colore oro e nelle aree più esterne, i colori scuri. 
Così, noi abbiamo la sensazione che le stelle, attraverso queste luci, comunicano con noi. Le stelle si possono paragonare agli angeli, messaggeri del cielo. Quando il popolo antico comprese questo messaggio, iniziò ad osservare gli alberi e dei fiori per cercare di trovare degli interlocutori stellari. S’imbatterono in un piccolo fiore azzurro, con un cerchio giallo nel mezzo, che presentava molti punti in comune con le stelle del cielo. "Astro" (trifoglio), esclamò un cercatore. La parola "astro" significa "stella", da allora, fino ad oggi è sempre rimasto tale.
L’astro è uno dei fiori più antichi. Quando gli archeologi aprirono un’antica tomba reale, di 2000 e più anni, trovarono i disegni stellari. Gli antichi greci lo consideravano l'amuleto stellato. Nel linguaggio ungherese personifica l’autunno.
C’è una credenza popolare che dice: se ti trovi nella notte stellata, tra i fiori astro, potrai sentire un impercettibile sussurro. In questo modo, il fiore astro parla con le sue sorelle, le stelle. Ciò, non sorprende, perché secondo la leggenda, Astro era nata dalla polvere caduta dalle stelle. Questa leggenda fu ideata dall’astronomo Giovanni Domenico Cassini, durante la sua giovinezza, quando studiava la scienza dei corpi celesti: poi passò il resto della sua vita allo studio della botanica.
Nei tempi antichi si credeva che il profumo delle foglie ardenti degli astri allontanasse i serpenti maligni. Questa è forse la ragione della presenza dell’aster in tanti giardini.
Un altro significato riguarda la loro nascita avvenuta quando la dea greca Astrea, guardando la terra e disgustata dal degrado morale del genere umano, pianse.
Sono considerati come simbolo d’amore con poteri mistici.

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